domenica 10 maggio 2009

L’abbraccio Calabresi-Pinelli non cancella le colpe dei terroristi

Scritto da Davide Giacalone
domenica 10 maggio 2009
...I giorni della memoria sono il festival dell’amnesia. Le cerimonie quirinalizie non sono solo inutili, sono fuorvianti. Il conformismo acefalo aiuta a far credere, occupando pagine e teleschermi, che il problema della storia italiana sia riconciliare due vedove o acquisire il perdono dei “familiari delle vittime”, categoria che esiste nella legge islamica, mentre qui serve solo a confondere le idee.
Ma se ci sono fatti che, risalendo a quaranta anni fa, attendono ancora d’essere raccontati, se su quelli ancora non s’è raggiunta la “pacificazione”, è segno che non si tratta di vicende giudiziarie o di lutti privati, bensì della non digerita guerra civile.L’Italia fu pensata e fatta da minoranze, nel Risorgimento. Furono due minoranze a scontrarsi nella guerra civile a testata multipla, che accompagnò la fine del fascismo: quella repubblichina e quella partigiana, con la seconda a sua volta protagonista di una guerra interna, con tanto di morti ammazzati. Il tema di fondo della storia unitaria è la legittimità del potere, il non riconoscimento reciproco. Chi soccombe non prepara la rivincita, ma dichiara guerra perché considera il vincitore un usurpatore.Gli anni ’60Negli anni sessanta la guerra civile è tornata, alimentata dalla guerra fredda, dal nostro essere un Paese di frontiera (fra i due blocchi), largamente penetrato dai servizi segreti d’ambo le parti. I giovani che, da comunisti, si sono trasformati in carnefici hanno imbracciato le armi per continuare la Resistenza, a sua volta immaginata come vindice del Risorgimento tradito. Nelle loro mani si sono trovati i mitra delle brigate partigiane, nelle loro teste i miti avariati di una storia fasulla. E sono andati ad ammazzare, ma anche a morire. Come i giovani repubblichini. In questo sì, c’è un’eguaglianza.Non erano soli, c’erano i servizi segreti dell’est, c’erano i terroristi palestinesi, c’era la guerra alla democrazia occidentale, a far loro da sponda. E ci fu chi ne approfittò per sperare di fermare il tempo, limitando la democrazia a forma dentro cui conservare la sostanza di interessi forti e cultura ammuffita. Il linguaggio delle stragi, dei bombaroli con croce celtica, non parlava al popolo, ma alimentava i messaggi in codice sui limiti oltre i quali la democrazia italiana non poteva spingersi. Il muro di Berlino era lì, per niente pericolante.Non provo nemmeno a liquidare quella storia in poche righe, ma non si creda che il problema sia riconciliare la signora Pinelli con la signora Calabresi, giacché non lo è nemmeno far convivere la memoria dei mariti. Quella storia non si chiude, rimane una piaga aperta, perché abbiamo continuato ad occultare la sua origine e le sue tappe fondamentali.
Piazza FontanaCerto, la strage di Piazza Fontana, ma anche l’isolamento di Calabresi. La morte irragionevole di Pinelli, fermato per seguire la bufala della pista anarchica, ma anche le coperture ai gruppi che uccisero il commissario, e tantissimi altri. È una lunga storia di guerra civile, combattuta senza popolo. Una guerra vera, con morti veri, ma che si propagava come radiazione fossile delle bugie pregresse, e si alimentava di quelle contemporanee. Quelle che imponevano la non trasparenza del potere democratico, quelle che rendevano possibile l’esistenza di Gladio e, contemporaneamente, del lodo-Moro, grazie al quale i terroristi palestinesi potevano liberamente utilizzare il nostro Paese come base logistica.L’intreccio portava ciascuno a ritenere non pienamente legittimo l’altro, pur non potendone fare a meno. Questa è la matrice dei lunghi rapporti fra Dc e Pci. Se la memoria si celebrasse sul serio, se non fossimo alla fiera della bugia e dell’ipocrisia, faremmo i conti con questa realtà, e con le responsabilità dei viventi.Invece, facciamo quello che l’Italia peggiore ha sempre fatto: nega se stessa, imbroglia sulla propria natura, scambia il perdono con la pace, racconta fanfaluche storiche e mette i sigilli del potere sulle celebrazioni ufficiali, destinate a marmorizzare il depistaggio. In attesa che una nuova generazione d’imbecilli ci creda, e ci si suicidi.www.davidegiacalone.it

2 commenti:

  1. Bell'articolo.
    il mezzopresidente non si smentisce mai: ipocrisia, ipocrisia, ipocrisia.
    e fini lo segue a ruota.
    Marcello

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  2. Gli estremi si toccano e a volte si confondono (democraticamente)

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