sabato 1 agosto 2009

L'America e l'Islam



Jihad contro il capitalismo

L'islam "moderato" negli Stati Uniti:il caso di Hizb-ut-Tahrir

di
Andrea B. Nardi1 Agosto 2009
Abbiamo appena segnalato l'ambiguità che regna del Dipartimento di Giustizia statunitense e alla Casa Bianca rispetto alle nomine di collaboratori e dirigenti in odore di connivenza con organizzazioni musulmane estremiste. Un’altra notizia che ci giunge dagli Stati Uniti non fa che aumentare le preoccupazioni sulla nuova era nei rapporti tra islam e America annunciata da Obama.
Il 19 luglio, centinaia di musulmani statunitensi si sono dati convegno nel lussuoso hotel Hilton di Chicago per la prima d’una serie di conferenze sul suolo americano di Hizb-ut-Tahrir, o Partito della Liberazione, noto gruppo islamista transnazionale fondato nel 1953 a Gerusalemme come affiliazione dei Fratelli musulmani egiziani. Hizb-ut-Tahrir ha avuto poi larga diffusione nel mondo arabo fino ad arrivare in Asia centrale, sulla spinta del colonialismo religioso dell’Arabia Saudita, facendo proseliti soprattutto nella Valle di Fergana, condivisa tra Uzbekistan, Tajikistan e Kirghizistan, all’inseguimento del sogno di un Califfato basato sulla sharia che comprenda queste tre repubbliche ex sovietiche (nelle quali è stato messo fuori legge perché associato ad attività terroristiche. Hizb-ut-Tahrir è al bando anche in Kazakistan e Russia). Lo scorso anno, nel corso di un processo in Uzbekistan, gli accusati hanno ammesso d’aver ricevuto addestramento militare in un campo di terroristi in territorio cosacco. Khalid Sheik Mohammad, reo confesso d’essere stato la mente organizzatrice negli attentati dell’11/9, faceva parte di Hizb-ut-Tahrir, così come Abu Musab Al-Zarqawi, capo di al-Qaeda in Iraq ucciso nel 2006.
Ora, questa simpatica congrega di gentiluomini si è liberamente riunita nella grande sala dell’hotel Hilton di Chicago con una conferenza dal titolo “Fall of Capitalism, Rise of Islam”. Fra speaker, aderenti, sostenitori e imam esaltati, ne è risultata una continua apologia del jihad e dell’islamizzazione forzata dell’Occidente, a cui è sottesa la lotta armata, il razzismo, il totalitarismo, la teocrazia. Insomma, quanto di peggio per la democrazia e la difesa dei diritti umani e sociali occidentali. Ma queste, diranno i dietrologi anti-Usa, sono solo illazioni propagandistiche, mentre Hizb-ut-Tahrir esprime solo la propria linea politica. Il tentativo subdolo di far passare questa organizzazione come “moderata” è stato smascherato in diretta dai giornalisti dell’americana Fox, i quali, durante l’approfondimento proprio di questa notizia al telegiornale, hanno ricevuto la telefonata di un ascoltatore musulmano statunitense, che si definiva moderato e aveva partecipato al convegno.
Ciò che ne risulta alla fine della telefonata, e sconvolge anche gli anchorman della Fox, è che l’ascoltatore auspica una teocrazia islamica nel mondo, pur considerandola inverosimile solo negli Usa, e giustifica o addirittura inneggia al jihad in corso nei vari paesi del pianeta. Da un lato, tenta di convincere che Hizb-ut-Tahrir sia un’organizzazione politica e non attiva militarmente, ma poi, alla precisa domanda se pensa che sia giusto uccidere i suoi concittadini americani in Iraq, egli risponde d’essere sicuramente dalla parte dei jihadisti iracheni. Poi l’ascoltatore anonimo continua a spiegare come alla conferenza si sia parlato solo di politica e di proselitismo religioso, ma i due giornalisti erano presenti alla convention e gli fanno notare che nello statuto di Hizb-ut-Tahrir è enunciata per iscritto la vocazione a costruire un impero mondiale islamico retto dalla sharia, e il jihad viene considerato un dovere morale, il più altro dovere morale dell’islam. Come se non bastasse, durante il convegno sono passati documenti, immagini e interventi in cui si inneggiava ai gruppi estremisti, al-Qaeda compresa; inoltre, per tutto il tempo voci registrate denunciavano i “misfatti” americani, occidentali e israeliani.
Il pericolo insidioso, dunque, non giunge solo dai gruppi militari islamisti, ma anche da quelli che si autodefiniscono “moderati”, la cui copertura serve soltanto ad ammantare di legalità le attività da cui traggono sostentamento i terroristi attivi. Ciò è denunciato chiaramente anche dall’Aifd, American Islamic Forum for Democracy, l’unica organizzazione musulmana statunitense che ha il coraggio di smascherare questi gruppi, in primis Hizb-ut-Tahrir, da essa definita come «una delle più storiche e importanti organizzazioni per il jihadismo, espulsa da Germania, Russia e da molti paesi arabi, dedita all’indottrinamento e reclutamento di futuri terroristi soprattutto fra i ragazzini di nove e diciotto anni».
Dello stesso parere è il Pubblico Ministero Federale Andy McCarthy, autore di Willful Blindness (Cecità volontaria): «Hizb-ut-Tahrir è una delle più crudeli versioni dei Fratelli Musulmani. Essi sono l’anima ideologica della violenza, anche se raramente la praticano in prima persona. Molti dei loro seguaci in un secondo tempo finiscono per passare ai gruppi terroristici come al-Qaeda. Il loro metodo è l’indottrinamento e la propaganda secondo i peggiori principi fondamentalisti salafiti che includono la lotta armata». Il Pubblico Ministero continua affermando che «i Fratelli Musulmani e Hizb-ut-Tahrir, tramite gli aiuti finanziari sauditi, si sono infiltrati profondamente nel nostro paese e hanno ormai coltivato due generazioni di attivisti perfino nelle università americane. Sono molto organizzati e disciplinati. Adesso occorre vigilare anche sul nostro sistema costituzionale, poiché i loro avvocati, grazie a buchi dell’ordinamento democratico, sono in grado di evitare qualsiasi persecuzione giuridica con sofisticati cavilli legali. Dobbiamo stare in guardia di fronte a queste presunte organizzazioni islamiche “moderate”».
Un monito che l’amministrazione Obama farebbe bene ad ascoltare.