domenica 10 febbraio 2013

La chimera di Oscar Giannino

Dopo che ieri su Il Cittadino di Monza e Brianza avevo letto la notizia sulle grosse difficoltà che si incontrano nel poter vendere un certo immobile dell'hinterland milanese, m'è venuto da sorridere quando, nel programma In Onda di ieri sera su La7, Oscar Giannino ha lanciato come prima idea per la riduzione del debito pubblico italiano quella di vendere il, o parte del patrimonio pubblico. E l'ha detto convintamente Giannino, tanto che l'ha inserita al primo posto nel primo Consiglio dei Ministri, qualora dovesse vincere le elezioni.

Ed ecco il fatto raccontato a pag.25 de Il Cittadino del 9 febbraio 2013.

Al confine tra i comuni di Nova Milanese e Muggiò esiste un enorme edificio costruito negli anni '90, che ospitò per alcuni mesi il cinema multisala Magic Movie. Era dotato di enorme parcheggio privato e di una struttura moderna, avveniristica e all'avanguardia; dotata di tutti i più possibili e immaginabili confort. Ma non ebbe successo, tanto che dopo neppure un anno di proiezioni il cinema multisala cessò l'attività. E pensare che novesi, muggioresi, cinisellesi, desiani, ecc. vi avevano nutrito numerose speranze. Dopo mesi o anni di inattività e di abbandono era subentrato un gruppo di cinesi che vi avevano insediato centinaia di attività commerciali, vendendo merci a prezzi molto convenienti rispetto alle attività commerciali locali. Anche questa iniziativa però fallì quasi subito. Il tutto rimase fermo per qualche tempo, finchè qualche anno addietro il complesso immobiliare fu messo all'asta fallimentare per la vendita. Si aggiunga anche che nel frattempo in qualche modo si era dovuto provvedere alla costruzione ex novo di una strada a norma di legge.
 
Concludendo
 
Dopo il tentativo dei cinesi l'edificio andò all'asta. Dal 2010 ad oggi si sono sono svolte 3 aste, tutte andate deserte. La prima, quella del 2010, con prezzo base d'asta di 26 milioni di euro, la seconda con 20 milioni di euro, la terza, svoltasi martedì scorso, con prezzo base d'asta di 9 milioni di euro.
 
Si è quindi scesi da 26 milioni a 9 milioni, senza aver concluso nulla.
 
Ecco perchè il sogno di Oscar Giannino è destinato a naufragare. Infatti, chi comprerebbe gli immobili che lui avrebbe in mente di vendere, qualora vincesse le elezioni? Solo una cosa certa sarebbe capace di fare il suo movimento, quella di far perdere le elezioni al centro-destra. Con buona pace sua e dei 100 economisti (sic!!!) che dice gli si sono aggregati.       

venerdì 26 agosto 2011

Ciao Ambra


La mia carissima sorella Ambra non è più tra noi

Solo oggi riesco a venire qui tra le tue cose, in punta di piedi però, giusto il tempo per un fiore

Ciao sorellina, non ti scorderò mai

Maria

domenica 9 gennaio 2011

Sui festeggiamenti per l'Unità d'Italia


Di Fausto Carioti
A cura della Sezione Lega Nord di Nova Milanese

Dalla spada sguainata di Giuseppe Garibaldi, pronto ad affettare gli sgherri dei Borbone, alla palpebra calata di Romano Prodi,

pronto tutt’al più ad affettare un trancio di culatello nel ristorante all’angolo, in attesa di riprendere la pennichella sulla poltrona di casa.

Difficile trovare metafora migliore per la vuotezza di certi rituali della fotografia pubblicata qui sopra.

Lo scatto è stato fatto per il centocinquantesimo anniversario dell’Italia unita, in quel di Reggio Emilia.

Giorgio Napolitano, lì sul palco, sta svolgendo il suo mestiere di sacerdote laico meglio che può.

Nel discorso che dà il via alle celebrazioni ufficiali, il presidente della Repubblica dice che l’unità d’Italia è una gran bella cosa, però subito aggiunge se ci fosse il federalismo non sarebbe un problema.

L’importante, spiega, è che «chi governa rispetti il tricolore».

Retorica innocua, nella quale nemmeno la Lega trova granché da ridire.

Anzi, Roberto Calderoli riesce addirittura a ringraziare il presidente della Repubblica.

Difficile immaginare un esordio più soporifero dei fatidici festeggiamenti.

Tanto che persino Prodi, che pure di discorsi vuoti e rituali pomposi è uno dei massimi docenti internazionali, dopo un po’ crolla, proprio come facevano gli studenti bolognesi durante le sue lezioni.

L’ex presidente del consiglio italiano e della Commissione europea, seduto tra Giuliano Amato e Gianni Alemanno, partecipa (si fa per dire) al resto dell’evento cullato da Morfeo, manco fosse Silvio Berlusconi.

Con la differenza che quest’ultimo, da quella vecchia rockstar impenitente che è, ha almeno l’alibi di stare sveglio sino a notte fonda perché impegnato a fare altro.

Mentre la vita notturna di Prodi, racconta chi lo conosce, ricorda tanto l’incipit di Marcel Proust: «Per lungo tempo sono andato a letto presto la sera ».

Se già adesso muore di sonno uno così, figuriamoci cosa accadrà a noialtri gente normale.

Ovunque, nei prossimi mesi, rischieremo di incappare in eventi che avremmo voluto risparmiarci.

Come la mostra romana su “La macchina dello Stato”, straordinariamente «aperta al pubblico per tutto il periodo delle celebrazioni fino a novembre 2011», o l’esecuzione del Nabucco nell’aula di Montecitorio (qualcuno deve aver ritenuto che cantare in Parlamento «Oh mia patria sì bella e perduta» fosse di buon auspicio per l’anniversario, e chissà se anche stavolta ilgenio si chiama Gianfranco Fini).

Niente ci sarà risparmiato, dagli spot televisivi per il bicentenario della nascita di Cavour alla “Biennale democrazia 2011”, curata a Torino da quel giurista notoriamente imparziale che è Gustavo Zagrebelsky.

Ogni resistenza è inutile: persino il Festival milanese del Fumetto, arte povera che si sperava riuscisse a salvarsi dal diluvio di melassa, è stato inserito nel “Programma culturale” ufficiale del centocinquantenario.

Nemmeno l’ultimo orgoglio rimasto a noi italiani, il vino, riuscirà a scamparla: ad aprile, al Vinitaly di Verona, sarà presentata la “Bottiglia del 150° anniversario”, prodotta «con uve provenienti dai vigneti più rappresentativi di ogni Regione».

Lo scempio enologico è assicurato.

Come ultimo sfregio, quando tutto questo sarà finito, arriveranno sociologi e politologi a spiegarci come mai così poco del “messaggio” dell’unità d’Italia è stato recepito dagli italiani.

Magari, se invece di un anno e mezzo di eventi che sembrano fatti apposta per svuotare di significato il concetto di Patria (come i negozi aperti nella “Notte tricolore” del 16 marzo: perché?), si fossero concentrate le celebrazioni in pochi appuntamenti davvero simbolici, qualcosa sarebbe rimasto.

Al termine dell’overdose di banalità e pensierini buonisti che stiamo per subire, invece, resterà solo un grande abbiocco.

Per una volta, potremo dire di sentirci tutti rappresentati da Prodi.

Consolante per lui, un po’meno per noi.

FAUSTO CARIOTI

mercoledì 27 ottobre 2010

Franceschini il demagogo

L'ha detto anche la Corte di Cassazione che ..."è manifestamente illogico ritenere che sia sufficiente l'apertura della partita IVA, perchè siano assicurati clienti, ricavi e redditi..." (vedere QUI il post di Zener); ciò nonostante nella trasmissione Ballarò di ieri sera s'è tornato a tuonare contro l'evasione fiscale, imputandole tutti i mali dell'Italia.
Che ha cavalcato l'onda sul tema è stato soprattutto il demagogo Franceschini. E non solo ha parlato di cifre che, riportate anche da giornali stranieri, stimano in 300 miliardi la cifra sottratta all'imposizione fiscale, che darebbe così un gettito IRPEF di 100 miliardi, ma ha anche parlato di altre possibilità per lo Stato di introitare altri soldi.
Demagogia pura: ha detto che lo Stato potrebbe incassare qualcosa in più portando la tassazione del capital gain azionario al 20% anzichè al 12,5 % come è ora. Sia beninteso, dall'aumento dell'aliquota esonerebbe i titoli di Stato, quindi BOT, CCT, BTP, ecc., che resterebbero così al 12,5%. Un gran bel furbacchione, il quale pensa in tal modo di accaparrarsi la simpatia del popolo dei BOT. A proposito, la tassazione degli interessi sui conti correnti bancari la porterebbe al 20%, dal 27% come è ora. E meno male che in studio c'era Maurizio Belpietro il quale gliel'ha cantate giuste, così come avrei fatto io. Inutile illudere la gente che da una maggior tassazione del capital gain si possa incassare qualcosa in più. Per quel che ne so io, per almeno altri cinque anni lo Stato non incasserà nulla dal capital gain, perchè guadagni in conto capitale non ci saranno: i corsi azionari devono tornare ad almeno i livelli raggiunti del 2006-2007 affinchè si possa parlare di guadagni in borsa; e nel frattempo lo Stato raccoglierà solo briciole da quel tipo di tassazione: e solo da operazioni del tipo mordi e fuggi: mordi, fuggi e non tornare più in borsa, altrimenti ci lasci le penne, assieme al guadagno che avevi fatto prima.
Altri punti di demagogia (e di ignoranza in materia), dimostrata dall'onorevole Franceschini, riguardano la diminuzione della tassazione sugli interessi dei conti correnti bancari: sfido chiunque a dimostrare che sta incassando qualcosa di interessi sui conti correnti bancari. Da ciò ne viene che pagare il 20 o il 27% di tassa sugli interessi, che sono pari a 0 (zero), sempre 0 (zero) è.
Il "furbo" poi dice che manterrebbe l'aliquota degli interessi sui titoli di Stato al 12,5%, anzichè al 20%, senza spiegare però che se dovesse aumentarne la tassazione dovrebbe alzare il rendimento, e quindi assoggettare lo Stato a maggiori uscite, che verrebbero comunque compensate dalle maggiori entrate dovute alla maggior tassazione. Gira che ti rigira, qualunque tipo di manovra verrà fatta sui titoli di Stato, essa non darà maggiori benefici allo Stato stesso. A meno che non si voglia fare una manovra del tipo Argentina 2001, ma a quel punto sarebbe la debaclé con bancarotta dello Stato italiano.
Demagogo, quindi, l'onorevole Franceschini, puro demagogo "ciarlatano". Eppure c'era gente in studio che lo ascoltava

domenica 27 giugno 2010

Le baggianate di Bersani

Sono opinioni personali, sul fatto che Bersani dica un sacco di baggianate. Ne sanno ben qualcosa anche i suoi concittadini di Bettola (Piacenza) che alle ultime regionali gli hanno regalato la palma di ultimo della classifica, in fatto di preferenze tra gli abitanti del comune di residenza dei leader di partito. Checchè ne abbia detto lui, per minimizzare il fatto, per me invece è il segno inequivocabile della scarsa credibilità che gode tra coloro che lo conoscono e lo bazzicano da lungo tempo: come volevasi dimostrare.

Ho scandagliato un articolo recensito da Elly, sulle idee geniali di Bersani, nel quale egli non fa altro che scagliarsi contro i ricchi, secondo l'antiquata e superata ideologia comunista, che vedeva i capitalisti colpevoli di tutti i mali della terra. Tanto per non smentire il suo passato di comunista attivo. Non sa invece che anche i ricchi servono, come dimostrato con tale mia tesi? Secondo il suo farloccamento i ricchi sono la categoria che non verrà intaccata da questa finanziaria: quante baggianate! Parla a vanvera, perchè in tempi i crisi tutti risentono di minori introiti. Semmai sono i burocrati, i quali non servono, sono anzi d'intralcio, di freno alla ripresa dell'economia, che non risentono degli sbalzi dell'economia reale, perchè a reddito fisso garantito. E fa bene Berlusconi a voler sburocratizzare l'Italia. La burocrazia a me dà l'idea di una categoria di fannulloni che si sono inventati cavilli e cavillosità per campare di rendita su queste loro "trovate". Secondo il postcomunista Bersani, inneggiatore della burocrazia fannullonistica, a pagare per la crisi in atto saranno bidelli, insegnanti, poliziotti. Come a dire, secondo lui, che le categorie più benemerite e produttive dell'economia nazionale sono loro! Ma mi faccia il favore. A parte i poliziotti, cui va il nostro indiscutibile encomio, cos'hanno di trainante i bidelli e gl'insegnanti? Insomma, altre baggianate di Bersani! vorrei sapere con quali soldi verrebbero pagati costoro se l'economia reale non dovesse più tornare a tirare come nei decenni addietro? E le premesse di un non ritorno a quei tempi ci sarebbero tutte, stando alle tesi riferite nel post fanfaronate d'inizio estate. Altro che le baggianate con promesse mirabolanti dei geni della politica! Vorrei proprio vedere cosa inventerebbero i postcomunisti per pagare, o pagare un pò di più tali categorie, aumentandone pure il numero di addetti. Anche un somaro capirebbe che qualcosa non quadra in quella sorta di ragionamenti: baggianate, quindi, ulteriori baggianate di Bersani. E se il PD non troverà leader più coerenti e meno stranfrugnoni, perderà altri consensi, almeno da parte di coloro che hanno la testa sulle spalle e sanno ragionare con la propria testa. Analogo discorso che fa deridendo i 2380 commi della finanziaria. Dove sono le sue contro idee? Solo bla-bla. Se invece di continuare a criticare e basta, facesse controproposte valide ed attuabili, sarebbe credibile. Invece, ad uno che dice solo fanfaronate, come puoi dare credito e ascolto? Potrà essere credibile solo per coloro che credono alle sue parole come oro colato, parole che inneggiano alla soluzione dei problemi tirando in ballo la questione dei ricchi che non verrebbero intaccati dalla finanziaria. Ma lui che idee proporrebbe? Un'idea gliela proporrei io: perchè non si fa fautore di ricercare chi finanzi la FIAT affinchè investa a Pomigliano i 700 milioni senza porsi troppi problemi, così a cuor leggero? Sono convinto che senza porsi quei troppi problemi sarebbero i primi a fallire, a meno che non costringano i loro iscritti, gl'iscritti ai sindacati CGIL, FIOM, con tutto l'esercito dei loro amici, ad acquistare le auto prodotte a Pomigliano, in regime di eventuale non concorrenza, senza interessarsi di ciò che proporrebbe la concorrenza in tema di qualità e prezzi. Lì cascherebbe l'asino perchè vorrei vedere quanti di loro si accalcherebbero ad acquistare auto che in regime di non concorrenza costerebbero senzaltro di più. E così le crisi, anzichè una, diverrebbero due, come dice Sarcastycon.
Insomma, credo che Bersani oltre a dire un sacco di fanfaronate dica anche un sacco di baggianate. Beato a chi gli da retta, che vivrà senzaltro sperando, ma morrà ca.... (scusate la scurrilità troncata).

mercoledì 9 giugno 2010

Fanfaronate di inizio estate



Oggi ho ascoltato parole dure, pronunciate da Bersani contro Berlusconi. In pratica gli dice che se non è capace di risolvere la crisi, se ne deve andare a casa.

E' un grandissimo fanfarone perchè a guardare i grafici di cui sopra e ad ascoltare le parole dell'economista, pare ci sia ben poco da fare contro questa crisi.

venerdì 21 maggio 2010

Lavoro, quale lavoro?

I lettori di vecchia data del blog ecopolfinanza diranno che sono ripetitivo, se torno a parlare di Telecom e Finmeccanica. Ma d'altronde son passati 12 anni da quando nel 1998 sono state privatizzate con sponsorizzazione e benedizione dell'allora presidente del Consiglio Massimo D'Alema, e cosa ne è venuto in tasca a quei risparmiatori che vi hanno investito risparmi? Perdite, dolori e perdite. Di Finmeccanica sappiamo che, salvo approfonditi conteggi, la sua quotazione dovrebbe risalire ad almeno 30 euro (contro i 9,20 che sta segnando stamattina) per far rientrare quei risparmiatori del capitale investito. Di Telecom Italia, che in quegli anni era arrivato ai 20 euro (da molti mesi stenta a mantenere 1 euro di quotazione), poi, con tutte le operazioni sul capitale che sono state fatte, è diventato difficile quantificare le perdite subite. Ma, grossomodo, sono tante, tante. E per la gloria di chi?
Mi fanno sorridere le idee e i proclami al lavoro da parte di opposizioni e leader sindacali. Anche ammesso, con quali soldi lo farebbero? Non credano di trovare altri milioni di gonzi che, come allora, fecero la corsa e poi la fila agli sportelli bancari per sottoscrivere azioni. Azioni di chi? Dal momento che Telecom, la madre di tutte le privatizzazioni, quella che avrebbe dovuto garantire il capitale investito ai sottoscrittori, per loro e per i loro eredi, è poi stata invece quella fonte divoratrice di risparmi, senza dare nulla in cambio. Privazioni. Privazioni in cambio di che? Li avessero almeno spesi, in qualsiasi modo, ma spesi, oggi quei risparmiatori non sarebbero qui a piangere sul latte versato.

Detto questo, mi fanno sorridere i vari propositi di cui sento parlare in questi giorni. Le nozze coi fichi secchi non si fanno! Dopo quei grandi "exploit" del passato, chiedere ai risparmiatori di mettere spontaneamente i propri risparmi in certe imprese sarebbe come prenderli in giro un'altra volta, e quindi neanche a sperarci; coinvolgere tutta la popolazione con altre tasse mirate per creare nuovi posti di lavoro? E a chi si darebbe il bandolo della matassa? Chi dovrebbe dirigere tutto l'ambaradam?
Non resta che affidarsi all'iniziativa privata, singoli individui con idee da mettere in pratica; incentivandoli, sgravandoli di tasse e pastoie burocratiche, e da lì ripartire verso il futuro.