venerdì 3 aprile 2009

Inconcepibilità di uno sciopero

Reuters riporta una notizia che ha dell'inconcepibile: si riferisce allo sciopero di domani e alla motivazione addotta da Franceschini per parteciparvi.ROMA, 3 aprile (Reuters) -
Smentendo le previsioni di diversi osservatori, il segretario del Pd Dario Franceschini ha annunciato oggi che domani parteciperà alla manifestazione nazionale della Cgil contro il governo, accusato di non fare abbastanza per affrontare la crisi economica. "Domani - ha detto oggi il leader democratico parlando ai giornalisti - ci sarò, andrò alla manifestazione"."Uso le parole di Gordon Brown: dove c'è un disoccupato, un povero, qualcuno che perde il lavoro, non può non esserci un progressista al suo fianco. Noi dobbiamo essere lì e io andrò alla manifestazione".La protesta di domani a Roma è organizzata dal solo sindacato di Guglielmo Epifani, in dissenso con Cisl e Uil, che a gennaio hanno firmato invece l'accordo col governo sul nuovo modello contrattuale.Oggi Raffaele Bonanni, numero uno della Cisl, ha definito quella della Cgil "una manifestazione elettorale. Tutta politica e per niente sindacale". (*)
A parte il fatto che non riesco a concepire fuoruscite di certi buontemponi, a riguardo di certe motivazioni che vengono addotte per proclamare certi scioperi, è altresì incomprensibile la ragione adottata da Franceschini per motivare la sua adesione a detto sciopero. Che affianchi pure i disoccupati, ma poi si metta in pista per crear loro un lavoro stabile e duraturo, e li metta nelle condizioni di vivere decorosamente. Si accorgerebbe, allora, come, passando dalle parole ai fatti, comincerebbero problemi e dolori di pancia assai seri: manifestare solidarietà e buonismo a parole, son capaci tutti, poi, però, ci vogliono fatti concreti. E lì casca l'asino!Fa bene Bonanni a smarcarsi dal gruppo dei perditempo.
(*) dal sito di Fineco Bank.

Dal Blog di Marshall
http://ecopolfinanza.blogspot.com/

6 commenti:

  1. I sindacati hanno sempre indetto scioperi per ragioni politiche, perché intanto erano "contro" e rarissimamente "a favore".
    In questo modo hanno portato alla morte numerose aziende o creato i cassintegrati e la mobilità.
    Lo sciopero di domani è chiaramente contro il Governo.

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  2. Grazie ad Ambra per il commento; e, a proposito dello sciopero, sapreste dirmi com'è andato? Ieri non c'ero ed oggi non ne ho sentito parlare.
    Un saluto.
    Marshall

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  3. Ciao Marshall, felice di conoscerti.
    Lo sciopero è andato come tutti i raduni sinistri: gli organizzatori hanno dato i numeri, 2.700.000 gli organizzatori, 200.000 la Questura.
    Basta e avanza non ti pare ?

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  4. Ciao Marshall, eccoti il pensiero di Giacalone :
    il calcolo di epifani
    Davide Giacalone
    Pubblicato il giorno: 07/04/09

    Il raduno romano della Cgil ha fatto cilecca. Non certo per una questione di partecipazione. Anzi, sulla contabilità dico subito e passo oltre: le piazze italiane sono diventate come i vasi di fagioli della Carrà, con una capienza immaginaria. Taluni sfidano la fisica dei solidi, i più direttamente il ridicolo. Le spara grosse la Cgil (2 milioni e 700 mila sono gli abitanti di Roma, non i manifestanti, distribuiti su 1.285 chilometri quadrati, non concentrati al Circo Massimo), ma le sparano colorate tutti quelli che organizzano le trasferte di truppe sfilanti. Erano tanti. Punto.

    Il guaio è che erano tanti, organizzati dal centro, ma ascoltando Epifani non hanno colto lo scopo del viaggio. Giornata di sole e gita a parte. Il capo di un altro sindacato, Raffaele Bonanni, della Cisl, ha detto che gli scopi dell’adunanza non erano sindacali.

    Epifani gli ha risposto che non c’è «nulla di più sindacale che chiedere un tavolo di confronto». Su questo ha ragione, è proprio sindacalese allo stato puro, non significa un accidente. Ha sborsato i soldi, grazie alle banche finanziatrici, ha scomodato tutta quella gente, ha massacrato il sabato dei romani, solo per farsi ricevere a Palazzo Chigi e poggiare i gomiti su un tavolo? Ma dategli una stanza! No, osserva Epifani, il fatto è che adesso “faremo pesare” la manifestazione. È già pesata, ma per il futuro non si faccia illusioni, è già dimenticata. Per due ragioni.

    La prima è di ordine sindacale, visto che la Cgil ha preferito il protagonismo solitario, anche per ricucire le divisioni interne, le altre confederazioni preferiranno che continui a coltivare l’isolamento, mentre loro trattano. Visto che non c’è un solo sindacalista di vertice che non sia passato alla politica, che nessuno è tornato (tornato? vabbè) a lavorare, è normale che ciascuno si regoli secondo convenienza politica. Il guaio dei sindacati, però, non è il non avere piattaforme comuni, bensì il difettare di lavoratori iscritti. Rappresentano una minoranza, più che altro nel settore pubblico, ed i tesserati sono in maggioranza pensionati. Sapete quanto gliene importa, agli altri sindacati, che la Cgil abbia scarrozzato una piazzata di gente? Appunto. Il fatto che adesso Epifani ritenga inopportuni gli scioperi è encomiabile, tardivo ed un poco puerile. Lui ha sparato le sue cartucce, gli altri si regoleranno come credono.

    La seconda ragione d’insuccesso è che, come i suoi predecessori e come i sui successori (accetto scommesse), Epifani sbarcherà, se non si spappola, nel partitone della sinistra. Quindi convoca la manifestazione, come a dicembre convocò lo sciopero generale, per far la conta di chi c’è e chi manca e per far vedere chi ha ancora quattrini da spendere e gente da mobilitare. Questa volta, però, lo hanno gabbato, perché ci sono andati tutti. Giulivi, indossando i soliti costosi casual da marcia, dichiarando adesione. Zero a zero e palla al centro. E veniamo alla sostanza, tanto si fa presto. Chiedono «una verifica attenta degli ammortizzatori sociali». Formula gemella e significativa tanto quanto la richiesta del tavolo. In pratica chiedono più soldi per finanziare la cassa integrazione ed evitare i licenziamenti. Non dicono chi debba metterceli, ma questo è un dettaglio: la controriforma pensionistica la misero in conto ai precari. Resta sbagliato l’obiettivo.

    Quegli “ammortizzatori” sono, in realtà, degli incollatori, utili a non cambiare nulla e costituiscono una gran fregatura per i giovani. Epifani la spunterà, su questo, perché avrà dalla sua il governo, che preferisce evitare tensioni, la Confindustria, che detesta i fallimenti, gli altri sindacati, intenti ad amministrare il loro potere. Quello che li regge non è la forza delle manifestazioni, che sono l’inutile esercizio di un diritto, ma quella della conservazione e della continuazione nel sempre uguale. La crisi poteva essere l’occasione per rompere e cambiare. Questo avrebbe dovuto chiedere un vero sindacato. La burocrazia conservatrice, invece, chiede un tavolo. Per dare un senso alla poltrona.

    www.davidegiacalone.it

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  5. Ambra,
    il piacere è tutto mio.
    Siamo al balletto dei numeri, e il fatto che io mi sia autoescluso dal seguirne la cronaca sabato, e in questi giorni non ne abbia più sentito parlare, complice anche il devastante terremoto in Abruzzo, è segno che quello sciopero è stato un fiasco solenne. Ed è bello e particolareggiato questo articolo di Giacalone.
    E' davvero in gamba, costui. L'ho già letto altre volte, sempre tramite blog scelti, e ogni volta mi stupisce per la sua brillante scrittura; e sò che non è tempo perso, quello che gli dedico.
    Ciao. E a presto.
    Marshall

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  6. Giacalone scrive bene, anche se a volte la sua causticità non è così ben riposta.
    Pubblica tutti i giorni un articolo su Libero, ma se tu vai su www.davidegiacalone.it puoi saper di più su di lui.
    Ciao a presto Ambra

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