lunedì 15 giugno 2009

A proposito di Obama

Ecco la risposta di Albert a questo articolo, del cui autore mi ripugna anche scrivere il nome http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=358894


L'avevo già ricevuta in anteprima dallo staff di McCain che l'ha avuta circa una settimana fa attraverso i suoi canali.

Analisi interessante, che non aggiunge una sillaba a ciò che hanno già scritto altri analisti politici. In questa c'è, di più, la nota propensione di Guzzanti a volere entrare nel cervello altrui e poi raccontare ciò che uno potrà o vorrà fare.

Obama ha davanti tutta una serie di problemi, primo dei quali quello che, dal 20 gennaio ad oggi, non ha ancora avuto un vero successo da potere incorniciare. A Guzzanti potrà forse parere poco, perchè al limite ci sarebbe lui subito lì pronto a collaborare con l'abbronzato per fargli imboccare la retta via, ma invece, ed al contrario, il non potere avere nulla di eclattante da incorniciare, ogni giorno rende Obama sempre più debole.

Per citarti un esempio, in America esiste una lobby ebraica potentissima, quella che nel 1948 rifornì gli ebrei del neonato Stato di Israele delle armi necessarie per difendersi dagli attacchi degli stati arabi che non avevano accettato la risoluzione della nascita della nuova nazione nemica. Se Obama finirà, come finirà, per irritare questa lobby, che oggi è ancora più potente, forse si troverà una croce fiammeggiante davanti ai giardini della Casa Bianca, a mò di avvertimento. Infatti la sua elezione non è ancora andata giù ad oltre la metà degli americani.

Dobbiamo infatti ricordare che alle elezioni da lui vinte, ha partecipato al voto meno del 50% degli aventi diritto, e negli USA deegli ultimi decenni mai una votazione popolare ha superato il 55% delle schede nell'urna.

Lui ha avuto poco più del 20% di quei voti, ma non sono quelli che decidano, perchè negli USA ciò che conta sono i voti dei grandi elettori, e ci sono stati piccoli che hanno più grandi elettori dei grandi stati. Lui ha vinto giocando su questo, ma nel paese è nettamente in minoranza, che quel 50% di elettori che non sono andati alle urne, per un 40% sono formati da gente che ancora adesso mal digerisce l'equiparazione dei diritti civili della popolazione di colore.

E che quindi non ha gradito che un negro ora sia anche il suo capo. Insomma, è un pò la reazione che, alla lunga ed in Italia, ha fatto si che la maggioranza degli elettori, anche del sud, abbia finito per sciegliere un lombardo per guidare il paese. Dopo tutte le fregature di generazioni di politici meridionali, che hanno rubato tutto il rubabile, è accaduto l'impensabile, che dei meridionali non si fidano più dei meridionali.

L'America oggi ha davanti un grosso problema da risolvere. All'improvviso si trova ad avere un Presidente che non ha affatto la cultura della forza dell'America, e questo è un problema di tale gravità che Obama, che non è americano e non ha lo spirito patrio di un vero americano, mai potrà capire, anche se lui continua, con la sua retorica che presto diventerà bolsa, a fare l'americano alla John Wayne.

Giustamente uno quì a detto: se non hai fatto il servizio militare, una vera tradizione di famiglia in questo paese, e se non giochi a baseball, non sei americano. E l'abbronzato non ha fatto il servizio militare e segue il baseball solo perchè c'è costretto, dicendo che lui ama il basket. Il basket è il terzo sport americano per eccellenza, dopo il baseball e il football, quindi lui è terzo in classifica, come lo è a Washington, dove più potente di lui c'è un certo Bill ed una certa Hillary.

2 commenti:

  1. Ambra,
    la tua analisi, invece, è assai ben strutturata, e ben congegnata, anche se molto inquietante.
    E' quasi come dire che se uno l'amor patrio non ce l'ha nel sangue da almeno più generazioni, non gli può venire in una sola generazione (costui, poi, è anche giovane). Io amo l'Italia, la mia patria, perchè è stata la patria dei miei avi da innumerevoli generazioni. Come potrebbe amarla più di me, colui che è in Italia da poco? E anche se manifesta grande amor di patria, come potrebbe amarla più di me? Sapendo che, oltretutto, per quanto attiene l'Italia, non basterebbero varie vite per imparare a conoscerla profondamente!

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  2. Marshall, l'analisi non è mia, ma di Albert, un Italiano che vive in America ed ama le sue origini profondamente, ma conosce a fondo anche l'America e fa parte dello staff di McCain.
    E' un amico e gli sta a cuore anche la situazione dell'Italia.
    Un abbraccio Ambra

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