I lettori di vecchia data del blog ecopolfinanza diranno che sono ripetitivo, se torno a parlare di Telecom e Finmeccanica. Ma d'altronde son passati 12 anni da quando nel 1998 sono state privatizzate con sponsorizzazione e benedizione dell'allora presidente del Consiglio Massimo D'Alema, e cosa ne è venuto in tasca a quei risparmiatori che vi hanno investito risparmi? Perdite, dolori e perdite. Di Finmeccanica sappiamo che, salvo approfonditi conteggi, la sua quotazione dovrebbe risalire ad almeno 30 euro (contro i 9,20 che sta segnando stamattina) per far rientrare quei risparmiatori del capitale investito. Di Telecom Italia, che in quegli anni era arrivato ai 20 euro (da molti mesi stenta a mantenere 1 euro di quotazione), poi, con tutte le operazioni sul capitale che sono state fatte, è diventato difficile quantificare le perdite subite. Ma, grossomodo, sono tante, tante. E per la gloria di chi?
Mi fanno sorridere le idee e i proclami al lavoro da parte di opposizioni e leader sindacali. Anche ammesso, con quali soldi lo farebbero? Non credano di trovare altri milioni di gonzi che, come allora, fecero la corsa e poi la fila agli sportelli bancari per sottoscrivere azioni. Azioni di chi? Dal momento che Telecom, la madre di tutte le privatizzazioni, quella che avrebbe dovuto garantire il capitale investito ai sottoscrittori, per loro e per i loro eredi, è poi stata invece quella fonte divoratrice di risparmi, senza dare nulla in cambio. Privazioni. Privazioni in cambio di che? Li avessero almeno spesi, in qualsiasi modo, ma spesi, oggi quei risparmiatori non sarebbero qui a piangere sul latte versato.
Detto questo, mi fanno sorridere i vari propositi di cui sento parlare in questi giorni. Le nozze coi fichi secchi non si fanno! Dopo quei grandi "exploit" del passato, chiedere ai risparmiatori di mettere spontaneamente i propri risparmi in certe imprese sarebbe come prenderli in giro un'altra volta, e quindi neanche a sperarci; coinvolgere tutta la popolazione con altre tasse mirate per creare nuovi posti di lavoro? E a chi si darebbe il bandolo della matassa? Chi dovrebbe dirigere tutto l'ambaradam?
Non resta che affidarsi all'iniziativa privata, singoli individui con idee da mettere in pratica; incentivandoli, sgravandoli di tasse e pastoie burocratiche, e da lì ripartire verso il futuro.
Mi fanno sorridere le idee e i proclami al lavoro da parte di opposizioni e leader sindacali. Anche ammesso, con quali soldi lo farebbero? Non credano di trovare altri milioni di gonzi che, come allora, fecero la corsa e poi la fila agli sportelli bancari per sottoscrivere azioni. Azioni di chi? Dal momento che Telecom, la madre di tutte le privatizzazioni, quella che avrebbe dovuto garantire il capitale investito ai sottoscrittori, per loro e per i loro eredi, è poi stata invece quella fonte divoratrice di risparmi, senza dare nulla in cambio. Privazioni. Privazioni in cambio di che? Li avessero almeno spesi, in qualsiasi modo, ma spesi, oggi quei risparmiatori non sarebbero qui a piangere sul latte versato.
Detto questo, mi fanno sorridere i vari propositi di cui sento parlare in questi giorni. Le nozze coi fichi secchi non si fanno! Dopo quei grandi "exploit" del passato, chiedere ai risparmiatori di mettere spontaneamente i propri risparmi in certe imprese sarebbe come prenderli in giro un'altra volta, e quindi neanche a sperarci; coinvolgere tutta la popolazione con altre tasse mirate per creare nuovi posti di lavoro? E a chi si darebbe il bandolo della matassa? Chi dovrebbe dirigere tutto l'ambaradam?
Non resta che affidarsi all'iniziativa privata, singoli individui con idee da mettere in pratica; incentivandoli, sgravandoli di tasse e pastoie burocratiche, e da lì ripartire verso il futuro.
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